La lotta contro la Processionaria del Pino è stata resa obbligatoria con D.M. del 20/5/1926 e successivamente con D.M. del 1938.
La lotta contro questo insetto è molto difficoltosa per due ragioni fondamentali:
– è un insetto che vive in ambienti forestali, anche di grande dimensione, che si possono considerare degli ecosistemi naturali (boschi o foreste); in questi casi la lotta diviene difficile anche per la dimensione delle superfici interessate;
– è un insetto che vive su piante di interesse paesaggistico, in ambienti urbani e, spesso, con dimensioni tali da rendere quasi impossibile ogni trattamento diretto; in questi casi i trattamenti possono essere difficili tecnicamente e/o impossibili anche per la mancanza di principi attivi registrati per gli ambienti urbani e pubblici.
Attualmente i principali mezzi di lotta sono: fisicomeccanici, chimici, biologici e biotecnologici; questi ultimi due sono in parte ancora sperimentali.
Lotta fisico-meccanica
Questa lotta consiste nella distruzione dei nidi invernali; in ogni caso questa tecnica è comunque difficoltosa perché i nidi sono, generalmente, posti in punta, non raggiungibili se le piante sono di grandi dimensioni. La distruzione non dovrebbe comunque comportare il taglio del cimale che non ricrescerebbe normalmente.
Inoltre questa tecnica non è proponibile in un contesto boschivo di grande superficie, per l’eccessivo costo economico.
La distruzione del nido deve essere eseguita con precauzione per la possibilità di urticazioni gravi delle mucose, specialmente se non si usano opportune misure preventive.
In alcuni casi è possibile utilizzare un mezzo di distruzione indiretto, come una fucilata con un fucile da caccia in pieno inverno; in questo modo si disorganizza il nido e le larve, non più protette, muoiono anche per il freddo.
Lotta chimica, biologica e biotecnologica
La lotta chimica contro la Processionaria segue i criteri della lotta guidata ed integrata; essa si avvale di ferormoni che consentono di effettuare:
– catture di monitoraggio della popolazione del fitofago;
– catture di massa con apposite trappole.
Le catture di monitoraggio sono utilizzate per individuare sia il periodo di volo e di ovideposizione, che la densità della popolazione per un eventuale intervento diretto, specialmente nei vivai. In questi casi la lotta chimica viene diretta contro le giovani larve (agosto).
I prodotti da utilizzare sono larvicidi. Inoltre si possono utilizzare anche prodotti biotecnologici, come i regolatori dello sviluppo chitino-inibitori devono essere utilizzati nel momento di massimo volo, oppure alla schiusa delle uova ed in presenza delle giovani larvette. In certi contesti è molto efficace il Bacillus thuringiensis ssp. kurstaki, utilizzato come insetticida microbiologico; esso infatti manifesta una notevole attività contro le larve defogliatrici.
Questo batterio può essere di notevole importanza nella lotta in ambienti di grandi dimensioni e negli ecosistemi naturali per la sua efficacia e per la facilità di distribuzione, anche con il mezzo aereo.
La lotta biotecnologica consiste anche nella cattura di massa, effettuata con i ferormoni e le trappole sessuali; in questo caso si pongono le trappole ai margini delle pinete, a mezza chioma, con una densità di una trappola ogni 100 metri di distanza.
Lo scopo è quello di catturare i maschi e ridurre i voli nuziali; le femmine deporranno uova non fecondate e, in un periodo di qualche anno, si potrà avere una diminuzione della popolazione infestante. Le trappole, costruite ad imbuto, sono poste in pineta a partire dalla metà di giugno.